Ritiro Sociale
Il ritiro sociale è una condizione dolorosa, sia per i giovani che lo sperimentano, sia per la famiglia che condivide con loro questa sofferenza.
Vediamo più da vicino questo fenomeno e cosa si può fare!
Cos'è il ritiro sociale e quando accade?
Per ritiro sociale si intende l'autoreclusione in casa, con conseguente ritiro dalle attività sociali e quindi anche da quelle scolastiche. Si verifica con più probabilità nei periodi di passaggio, dalle scuole medie alle scuole superiori o dalle superiori all'istruzione universitaria.
Perché si decide di ritirarsi?
Quando un ragazzo decide di ritirarsi sta esprimendo un disagio legato alla difficoltà di assolvere alle richieste dell'ambiente esterno e di portare a termine quelli che vengono definiti "compiti evolutivi".
Le sfide quotidiane, la scuola, le richieste di performance (giudizi degli insegnanti, verifiche, interrogazioni), lo sguardo dei coetanei: tutto ciò diventa insostenibile e impossibile da affrontare, allora si decide di rinunciare. Il fine è quello di evitare la possibilità del fallimento.
Quali emozioni?
VERGOGNA
ANSIA
PAURA
SENSO DI INADEGUATEZZA
TRISTEZZA
"Non voglio più andare a scuola"
L'ambiente scolastico è il luogo di elezione presso il quale gli adolescenti sperimentano il proprio nuovo ruolo sociale, che non riguarda più solo in rapporti con "mamma e papà", ma prevede la presenza di nuove figure adulte e di riferimento e del gruppo dei coetanei, insieme ai quali potranno condividere esperienze e arricchire il sistema di valori familiare creato durante l'infanzia.
Il ritiro, quindi, si verifica quando la sperimentazione che si fa a scuola non è più serena, non è più un procedere per tentativi ed errori, ma il terrore della possibilità di sbagliare si fa più forte del desiderio di scoprire e scoprirsi. I ragazzi ritirati non sono pigri, svogliati o incapaci, ma sviluppano una vera e propria fobia nei confronti della scuola, che si manifesta anche attraverso una sintomatologia fisica (disturbi gastrici, attacchi di panico e crisi di pianto). Non sarebbe producente costringerli o minacciarli di punizioni per ottenere un loro rientro, poiché questo significherebbe chiedere loro di fare qualcosa che al momento sono impossibilitati a fare: come chiedere a una persona che non sa nuotare di tuffarsi al largo. Al contrario, è fondamentale non farli sentire colpevoli, ma capiti e accolti nella loro difficoltà.
Ma quindi bisogna accettare passivamente la situazione e aspettare che si risolva?
Non è così.
Il ritiro scolastico può essere trattato attraverso la psicoterapia e attraverso un lavoro multidisciplinare che coinvolga la scuola, il sostegno da parte dei compagni, degli insegnanti e della famiglia. Lavorando in sinergia è possibile ritrovare la serenità e il piacere di vivere le relazioni e il mondo esterno, che non sarà più il luogo degli sguardi indiscreti e dei riflettori puntati sulle proprie fragilità, ma tornerà ad essere un luogo di entusiasta sperimentazione e scoperta.
Se hai qualche dubbio che tuo figlio possa soffrire di questa condizione, svolgi questo breve questionario per ricevere una risposta immediata!
Vedere il proprio figlio auto-recludersi può essere una condizione molto dolorosa per un genitore, accompagnata dalla sensazione che si stia perdendo degli anni fondamentali e da un senso di impotenza. Può essere importante che anche i genitori inizino un percorso di supporto alla genitorialità, per non sentirsi soli nell'affrontare questa difficoltà.
CSF giovani mette a disposizione la qualificazione e la preparazione dei propri specialisti per tutta la famiglia.
Ritiro sociale e dipendenza da internet, quale ruolo?
Spesso i ragazzi che decidono di auto-recludersi mantengono un contatto con il mondo esterno attraverso l'utilizzo del Web. Attraverso i giochi online, la navigazione e l'utilizzo dei social si mantiene una finestra aperta al mondo esterno, senza dover sperimentare la fatica delle relazioni nelle quali il corpo è concretamente coinvolto. Il mondo virtuale potrebbe essere paragonato a una palestra nella quale ci si può sperimentare in modo protetto.
Per questo motivo, vietare l'utilizzo di Internet ai ragazzi ritirati, non migliorerà la loro condizione, al contrario potrebbe generare sentimenti di forte frustrazione. Potrebbe essere utile sondare i loro interessi, capire quali giochi svolgono e quali funzioni hanno questi giochi nella loro quotidianità. Questo è un buon modo per entrare maggiormente in contatto con loro e trovare un punto di incontro.
Farsi promotori di una buona educazione all'uso di Internet non è un compito destinato solo ai genitori che devono interfacciarsi con un uso problematico del Web da parte dei loro figli.
Oggi, la navigazione online è diventata parte integrante della vita di ciascuno.
Da questa considerazione nasce il progetto "Navigare Consapevoli", con l'obiettivo di supportare gli adulti nell'educazione digitale di bambini e ragazzi.